– Editoriale –
Il ritorno dello Stato-esattore?
Sperando che non si tratti del famoso buongiorno da cui si giudica il mattino, il primo dell’anno ci ha portato l’aumento contestuale di accise e pedaggi autostradali. Due questioni non completamente imprevedibili di cui, tuttavia, non si è neppure accennato nell’incontro con il Ministro Salvini del 14 dicembre scorso. Forse non lo si sapeva, oppure si è preferito soprassedere. Personalmente, penso che l’importanza dei rapporti istituzionali avrebbe meritato che se ne fosse parlato in quella sede.
Nel merito, con l’aumento di 15 centesimi al litro dei carburanti, dal 1° gennaio 2023, il Governo ha ripristinato un aumento del prelievo fiscale a carico dei cittadini che – per quanto attenuato dall’andamento del prezzo industriale del petrolio in calo –, sul piano macroeconomico, dovrebbe avere effetti positivi per le casse dello Stato e, tendenzialmente, di frenata sui consumi. Un po’ come avvenuto con l’aumento dei tassi d’interesse delle banche, contribuirà a raffreddare l’inflazione, tramite una contrazione della domanda. È evidente che, come tutte le tasse sui consumi (e le accise questo sono), incide di più su chi ha di meno.
Per l’Autotrasporto, l’effetto più significativo è il ritorno a pieno regime al sistema del rimborso trimestrale delle accise sul gasolio (dopo dieci mesi di sospensione), per i veicoli oltre le 7,5 ton di classe euro V e VI: 21 centesimi al litro. In parole povere, i veicoli ecologicamente meno impattanti vengono messi al riparo dall’aumento del primo gennaio, ristabilendosi così la logica differenziazione tra chi opera con veicoli più o meno inquinanti.
Riteniamo questa impostazione, che abbiamo anche di recente auspicato, condivisibile perché stabilisce il ritorno ad una normalità ed una linearità che ci piacerebbe trovare anche in altri ambiti.
L’altra novità di fine anno è l’aumento dei pedaggi (+2% dal primo gennaio 2023, oltre ad un altro 1,5% dalla seconda metà 2023) su una ampia fascia della rete autostradale nazionale. Non proprio una sorpresa, come si diceva, ma tenuta in una specie di limbo fino all’ultimo: in questo, molto in linea con i modi di fare dei governi degli anni passati, fino al 2018. Una decisione, forse necessaria a far quadrare i bilanci dei concessionari autostradali, ma che certamente non aiuta la crescita.
L’importanza delle due vicende sta, soprattutto, nel fatto che potrebbero essere anticipazioni di un possibile trend appena iniziato, caratterizzato da un ritorno dello Stato-esattore, a causa della necessità di far quadrare i propri conti (a conferma, si stanno aggiungendo, in questa in direzione, numerosi esempi anche di Enti Territoriali che, in vario modo, stanno ritoccando le tariffe dei loro servizi).
Di fronte a tale prospettiva, a noi sembra importante mantenere ferma la barra, con piena consapevolezza della complessità della fase che ci aspetta. Perché – augurandomi di essere smentito – i problemi non mancheranno e sarà determinante capire quali dovranno essere le nostre priorità.
A ben guardare, proprio questo nuovo scenario, che certamente caratterizzerà l’anno appena iniziato, dà ulteriore forza alla nostra richiesta di RIFORMA del settore basata sulle 4 REGOLE proposte da Assotir. Infatti, solo un Sistema di Regole può consentire al nostro mondo imprenditoriale (costituito prevalentemente da PMI) di stare sul mercato grazie alla propria abilità di fare impresa, rappresentando un antidoto alla marginalità economica cui è destinato. Ribadiamo la necessità di definire un argine che garantisca la competizione tra le imprese nel rispetto della sicurezza e della legalità del mercato.
Da questo punto di vista, piuttosto che evitare le discussioni scomode, riteniamo che sia giunto il momento di chiedere alle Istituzioni, ad ogni livello, di dare vita ad un Patto, in cui si mettano nero su bianco oneri e onori, con il comune obbiettivo di costruire un sistema di trasporto efficiente, in grado di sostenere le sfide proposte dalla nuova fase, transizione ecologica inclusa. Per far questo c’è bisogno che lo Stato non sia solo “esattore”, ma che intervenga a regolare, con poche e chiare norme, il perimetro del mercato.
Claudio Donati
P.S.: EMERGENZA AUTISTI. Ultimissime dal nuovo “decreto flussi” (di cui non è stato ancora pubblicato il testo in G.U.). Da quel che si evince – con riserva, appena possibile, di una valutazione più precisa -, pur essendoci un riferimento all’autotrasporto, siamo lontanissimi da uno strumento effettivamente utile per le nostre aziende. La scarsità di autisti, come più volte ripetuto, rischia di portare in breve il sistema trasportistico italiano e, con esso, l’intera economia, al collasso. Torniamo ad insistere che occorre, con coraggio, fantasia e senso pratico, sperimentare strade nuove, confermando, in attesa di riscontri, la nostra disponibilità ad affrontare la questione.