– Editoriale –

Sbloccati i fondi per il caro-gasolio ed eliminato il contributo 2023 all’ART: tutto bene quel che finisce bene?

Sbloccati i fondi per il caro-gasolio ed eliminato il contributo 2023 all’ART: tutto bene quel che finisce bene?

Roma, 5 Maggio 2023

Dopo l’agitazione comunicata da UNATRAS (il 28 aprile), con annessa minaccia di fermo dell’autotrasporto, per la mancata erogazione dei 285 milioni in compensazione del caro-gasolio del 2022 e la mancata esenzione delle imprese di autotrasporto dal pagamento del contributo all’ART (Autorità di Regolazione dei Trasporti) per il 2023, il 3 maggio, il Ministro Salvini e il Viceministro Rixi hanno annunciato lo sblocco dei fondi (300 milioni di euro) per il caro-gasolio e l’esclusione, anche per quest’anno, delle imprese di trasporto con fatturato superiore a 5 milioni di euro, dal contributo all’ART.

C’è un rapporto di causa-effetto tra le minacce di fermo e la decisione del Governo? Sarei portato a dargli un peso relativo. Nessuno se ne abbia, ma mi pare che le decisioni del Governo siano principalmente dovute alla necessità di risultare coerenti con la volontà politica, ufficialmente ribadita in tutte le recenti occasioni dai suoi massimi rappresentanti, di risolvere le due problematiche – peraltro, di valore oggettivamente contenuto – attraverso gli atti conseguenti. Non esattamente una fatica di Ercole.

Tra l’altro, dobbiamo anche annotare che il modo in cui è stata risolta la questione del contributo all’ART per 2023 non può lasciarci soddisfatti, perché si tratta di una soluzione tutt’altro che definitiva. Infatti, pur apprezzando lo sforzo del Governo, è stata messa una pezza – certamente utile ai trasportatori per evitare, anche quest’anno, di pagare una gabella incomprensibile – ma al prezzo di uno stanziamento a favore dell’ART, da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di 1,4 milioni di euro, per compensare la stessa ART del mancato gettito. Insomma, se abbiamo capito bene, non pagano i trasportatori, perché lo Stato si è sostituito a loro come contribuente. Quindi, la questione politica – che è quella dell’esclusione delle Imprese di Autotrasporto dalla competenza (e, quindi anche dal contributo) dell’ART – è ancora del tutto aperta, e si riproporrà pari-pari l’anno prossimo, se non si interviene prima e, in maniera definitiva, sulla legge istitutiva, modificandola.

In tempi non sospetti, abbiamo espresso notevoli perplessità, ferma restando la piena libertà di ognuno, sul ricorso – con una certa leggerezza – agli allarmismi, in quanto metodo non particolarmente efficace per rafforzare la credibilità della rappresentanza del nostro settore. Innanzitutto, verso la categoria, rispetto a cui il processo di dissociazione risulta sempre più preoccupante. Ma anche verso le stesse istituzioni, che quotidianamente valutano il posizionamento da assegnare ad ogni realtà sociale. E, se è vero che l’Autotrasporto soffre di atavica sottovalutazione da parte della politica, è compito di chi lo rappresenta dimostrare, con i fatti, il contrario. Altrimenti, è difficile pretendere le prime file; al massimo si può aspirare a posizioni di rincalzo (obiettivo, forse, per qualcuno, sufficiente).

In ogni caso, terminata positivamente l’ennesima tempesta in un bicchiere d’acqua, adesso, siamo chiamati tutti, senza ulteriori diversivi, ad affrontare il tema delle Regole, visto che la questione delle risorse al momento ha, quanto meno, preso un indirizzo.

Aspettiamo la prossima convocazione del tavolo ministeriale, non senza una qualche preoccupazione, dettata dal fatto che, nella prima e unica riunione finora tenutasi (ad aprile), eccezion fatta per Assotir, su quel tavolo, di idee e proposte se ne sono viste poche. Ma, ovviamente, l’augurio è di essere smentiti già dal prossimo round.

Claudio Donati

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