– Editoriale –
Pubblicati (con un anno di ritardo) i costi di riferimento dell’autotrasporto
Dobbiamo dare atto al Ministro Salvini di aver mantenuto l’impegno preso nell’incontro del 14 dicembre scorso, di pubblicare i Valori Indicativi di Riferimento per un’Impresa di Autotrasporto; cosa avvenuta il 25 gennaio.
Si tratta di un fatto molto importante, perché interrompe l’inerzia ministeriale durata un anno (l’intero 2022), nonostante la legge stabilisca che ogni tre mesi i suddetti Valori indicativi debbano essere aggiornati.
Pur continuando a persistere qualche difficoltà nel comprendere pienamente (e lo diciamo senza alcun intento polemico) l’impostazione tecnica alla base di questi Valori – su cui non guasterebbe un qualche chiarimento da parte degli estensori – siamo autorizzati a ritenere che, fino a prova contraria, i numeri pubblicati, anche se non obbligatori, siano attendibili, provenendo da una fonte al sopra di ogni sospetto: il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, cioè lo Stato.
Ciò detto, prendendo come esempio il Valore Minimo pubblicato relativo ad un veicolo di massima portata (€ 1,78 al chilometro), è difficile non notare la distanza enorme tra questa cifra e quello che succede nella realtà, in cui mediamente le tariffe effettivamente pagate ai trasportatori sono inferiori, nei casi migliori, di un 20-30% rispetto ai Valori Minimi pubblicati. Senza contare le tratte “scomode”, come ad esempio tutto il traffico merci che dal Sud sale al Nord dell’Italia, le cui tariffe arrivano sì e no alla metà dei Valori pubblicati dal Ministero.
Infine, come dimenticare l’incidenza devastante della sub-vezione che, anche limitandoci a considerare quella legale, toglie almeno un ulteriore 10% alle tariffe di mercato.
Se poi si aggiunge l’infinita giungla dei trasporti effettuati al secondo o terzo livello di sub-vezione (nonostante siano vietati dalla legge), è facile immaginare di quanto le tariffe reali siano lontane dai Valori di riferimento.
La pubblicazione dei Valori di riferimento assume, nostro avviso, un valore politico, perché, se da un lato, aiuta a capire le resistenze registratesi per ottenerne la pubblicazione (è evidente che qualcuno ha frenato), dall’altro, rende manifesta la contraddizione tra realtà e teoria, obbligando tutti ad una riflessione molto semplice. La forbice enorme, tra quanto indica lo Stato come costi minimi e le tariffe effettive dell’autotrasporto, chiarisce senza alcun dubbio che questa stessa forbice può essere ridotta solo se si introduce – con legge -l’obbligo del rispetto dei valori minimi. Insomma, si tratta, da parte della Politica, di fare una scelta chiara per riportare sicurezza e legalità nel mercato dell’autotrasporto italiano.
Noi consideriamo questa una priorità assoluta (insieme alla riforma della sub-vezione secondo i criteri dettati dal Regolamento UE 1055/2020). A parole, anche altre associazioni sembrano allineate. Se tutto ciò fosse vero, non resterebbe che porre – insieme – il tema al Governo, già a partire dal prossimo incontro.
In ogni caso, noi lo faremo comunque, confortati dall’evidenza di una situazione inaccettabile, nella quale i costi (stabiliti dallo Stato) sono enormemente più alti delle tariffe di trasporto effettivamente corrisposte ai trasportatori: un paradosso che, appunto, la recente pubblicazione dei Valori di riferimento rende di un’evidenza plastica.
Claudio Donati