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– Editoriale –

L’Albo e la storia del “figlio unico associativo”

L’Albo e la storia del “figlio unico associativo”

Roma, 5 Novembre 2021

Roma, 5 novembre 2021

La nuova regola imposta dal Governo per la ricomposizione del Comitato Centrale per l’Albo degli Autotrasportatori prevede che, se più Associazioni dell’Autotrasporto aderiscono ad una stessa Confederazione, quest’ultima può indicarne soltanto una per il Comitato.  

La Confederazione a cui Assotir aderisce, all’interno di una famiglia numerosa, ha fatto la sua scelta. Certamente non siamo felici dell’esclusione, ma ce ne faremo (anzi, già ce ne siamo fatta) una ragione. Aggiungo che, se fosse solo questo, potremmo chiuderla qui.

Al contrario, l’argomento merita invece una riflessione più approfondita. Perché non si tratta semplicemente della bislacca risposta della Politica (tipo l’idea di inventare un “figlio unico associativo”) ad un’esigenza reale, come quella di ridurre il numero dei soggetti di rappresentanza in questo settore.

Seguendo l’iperbole del figlio unico, penso che il problema, più che i figli, riguardi le “mamme”. Difatti la vera domanda da porsi è: che bisogno ha una Associazione di Autotrasportatori di avere una “mamma-Confederazione”?

Siamo l’unico settore in cui la Politica ha potuto permettersi di stabilire che, per rappresentare i Trasportatori nel loro Albo (che non a caso si chiama “Albo degli Autotrasportatori”), il titolo alle Associazioni dei Trasportatori debba essere dato dalla rispettiva Confederazione – che, per inciso, rappresenta prevalentemente i nostri committenti. Insomma, un’Associazione di Autotrasportatori, per quanto grande, se non ha alle spalle una Confederazione “mamma”, oppure ne ha una “matrigna”, non può entrare nell’Albo, indipendentemente dalla propria consistenza associativa.

Questa è la norma. Quali gli effetti?

Intanto, a scorrere l’elenco del nuovo Comitato, un primo risultato sono gli evidenti fenomeni di transumanza associativa, con Associazioni che, non trovando posto nella Confederazione di appartenenza, in un batter d’occhio, sono trasvolate verso quella trovata libera: un mercato delle vacche che è solo all’inizio, ma assai promettente per il futuro.

Un altro risultato, in tema di effettiva rappresentatività, è la new entry di qualche soggetto associativo per il quale bisogna chiedere a “Chi l’ha visto?”. Nel frattempo, qualche irrilevanza già circolante è rimasta e continuerà, impalpabilmente, ad operare. Qualcuno ci spiegherà che cosa è migliorato, in termini di rappresentatività all’Albo.

Il quadro che ne sta uscendo a me sembra un capolavoro di trasformismo. Chi ne è stato il padre (finora ignoto), o il sodale, dovrà assumersi la responsabilità del danno che, per i Trasportatori – i quali sono quelli che con le proprie quote sostengono l’Albo – consiste nel fatto di trovarsi in libertà “sorvegliata”, anche a casa loro, come avviene per i minorenni.

Diverse organizzazioni hanno condiviso l’operato del Governo. In genere, si tratta di strutture che sono già dentro meccanismi confederali, per loro natura vocati a limitata autonomia, sia economica che politica. Per costoro l’estensione del processo di “normalizzazione” di questo settore è auspicabile.

Ma non è il caso nostro. Noi abbiamo fatto ogni sforzo per impedire questa operazione, presentando alle forze politiche anche una nostra proposta che selezionasse la rappresentanza in base a criteri oggettivi, individuando paletti d’ingresso (numero di associati, tonnellaggio complessivo, sedi territoriali, etc) assai più elevati degli attuali. Abbiamo riscontrato attenzione e, a parole, anche condivisione. Soprattutto, non abbiamo trovato qualcuno che fosse convinto della bontà della proposta governativa; salvo il fatto che, alla fine, hanno prevalso gli ordini di scuderia.

Ciò non di meno, la nostra battaglia prosegue, per far cancellare una norma che mina l’autonomia (già abbastanza compromessa) di questa categoria, relegandola, anche dal punto di vista politico, al rango di sub-vettore. Al cui riguardo, voglio solo aggiungere che è a tutti noto che, per un Trasportatore, la cosa più importante è la tariffa. Ora, mentre il primo vettore la tariffa con il proprio cliente può provare a trattarla, per il sub-vettore la tariffa viene imposta dal primo vettore. Se sostituiamo la parola “tariffa” con la parola “autonomia”, il senso dell’operazione politica di fronte a cui ci troviamo si commenta da solo.

Claudio Donati

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