– Editoriale –
Il nuovo nome del Ministero dei Trasporti
Roma, 3 marzo 2021
Il cambio del nome del Ministero, finora chiamato “delle Infrastrutture e dei Trasporti”, in “Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili”, ha creato più di un timore nei nostri ambienti. Soprattutto è quell’aggettivo “sostenibili” che insinua in molti il rischio di fare la fine dell’ortolano. Come dargli torto?
Passare, da un giorno all’altro, da Eroi ad Untori sarebbe il colmo, ma non possiamo escluderlo. E, dunque, se non altro per ragioni tattiche, è bene tenere a mente il detto latino: se vuoi la pace, preparati alla guerra (“si vis pacem para bellum”).
Ciò detto, però, a costo di apparire ottimista a ogni costo, penso che dovremmo guardare alla cosa, con il giusto equilibrio. Per la semplice ragione che la nostra categoria, esposta e forgiata dalle difficoltà, ha la forza necessaria per respingere ogni eventuale provocazione. È un dato di fatto di cui noi per primi dobbiamo essere consapevoli. Ricordo a me stesso che la nostra forza sono i Trasportatori. E la loro forza è la migliore garanzia che atteggiamenti provocatori non passeranno.
Perciò, ritengo che un Governo nato per sopperire all’incapacità della politica non dovrebbe stare – non starà – dietro alle spinte populiste, comprese quelle di matrice ambientalistica.
Se, poi, così non dovesse essere, ognuno si assumerà le proprie responsabilità.
È persino stucchevole dover ripetere che noi siamo dalla parte dell’ambiente, che siamo per rendere il meno possibile impattante, dal punto di vista ambientale, l’autotrasporto, che abbiamo una sorta di agenda con richieste, che prevedono, tra l’altro:
1) l’accelerazione del rinnovo del parco veicolare, su cui ci aspettiamo che il nuovo Governo segua e, magari rafforzi, le iniziative di incentivazione prese dal Governo precedente;
2) l’apertura di un confronto chiaro sul “bilancio ambientale” dell’Autotrasporto, cioè, su quanto costa e quanto, fiscalmente, paga l’Autotrasporto e, magari, anche in rapporto ad altri settori, sia imprenditoriali che privati;
3) ma, soprattutto, vogliamo ricordare che l’incentivo più efficace per rimettere in piedi questo settore è quello di permettergli di tornare a fare reddito col proprio lavoro. Banalmente, un’impresa, soltanto se guadagna, è in grado di investire.
Insomma, si torna sempre lì, alle regole – ed ai relativi controlli – che mancano per ridare dignità a questo settore. Ecco, noi ci aspettiamo che con il nuovo Ministro questo possa essere il livello del confronto.
Non so se sarà possibile. Francamente, spero di sì ma, in ogni caso, è chiaro che siamo pronti ad entrambe le evenienze: sia a contrastare posizioni di natura ambiental-populista che, auspicabilmente, a discutere con serietà e concretezza su cosa può fare l’Autotrasporto per migliorare il nostro sistema produttivo. Appunto, “si vis pacem, para bellum”.
Claudio Donati