– Editoriale –
Fermo UNATRAS? Necessario per richiamare il governo alle proprie responsabilità
Roma, 31 ottobre 2019
Ieri il Comitato Esecutivo di UNATRAS ha deciso di andare al fermo nazionale dell’autotrasporto entro la fine dell’anno, in assenza di un immediato cambio di rotta e di attenzione da parte del Governo verso la nostra categoria.
Decisione pesante e ben ponderata. È la risposta all’atteggiamento di sottovalutazione dimostrato sin qui dalla neo-Ministra De Micheli la quale, finora, sembra non aver trovato il tempo, tra un convegno e l’altro, di incontrare i trasportatori e, men che meno, di provvedere a conferire la delega per l’autotrasporto ad uno dei suoi i tre sottosegretari. Segno inequivocabile che l’autotrasporto, ancora una volta, per la politica, è l’ultima ruota del carro.
UNATRAS, con la decisione di ieri, ha detto che non è così.
Quanto agli argomenti della vertenza (perché di vertenza si tratta), è chiaro che primeggia la questione accise sul gasolio, su cui non si sa esattamente, al di là delle indiscrezioni di stampa, cosa intenda fare il Governo per il 2020.
Per essendo evidente la delicatezza e la centralità del tema, è chiaro che non è tutto lì. Anzi, mai come in questa occasione c’è la necessità di porre con forza la questione delle Regole di cui questo settore ha bisogno (a partire dai costi minimi, dai tempi di pagamento e dal contrasto al dilagare dell’intermediazione), per tornare ad essere sano dal punto di vista economico. Non fosse altro che per il fatto che le imprese, solo se sono sane, sono in grado di investire, dando così un contributo serio anche all’esigenza, condivisa da tutti, di svecchiare il parco dei veicoli industriali italiano.
La posizione assunta ieri da UNATRAS (che – è utile ricordarlo – rappresenta da sola almeno l’80% delle imprese di autotrasporto) necessita di una risposta da parte del Governo, in tempi stretti e con proposte convincenti, se vuole evitare il fermo. Di cui, sia chiaro, nessuno è innamorato, ma che, una volta proclamato, non si disinnesca a tarallucci e vino.
Claudio Donati