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– Editoriale –

Costi minimi, rapporti sindacali, rappresentanza del settore

Costi minimi, rapporti sindacali, rappresentanza del settore

Roma, 25 Maggio 2021

Roma, 25 maggio 2021

Costi minimi: occorre un salto di qualità

La recente firma del rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro per il Traporto e la Logistica è un risultato importante, anche se non indolore. È importante perché dà certezza alle imprese per i prossimi tre anni. L’aggravio di costi – attenuato dalla gradualità temporale degli aumenti – deve spingerci a ragionare con ancora maggiore attenzione sul perché non riusciamo a ribaltare questo ed altri aumenti di costo (vedi gasolio) sul prezzo del nostro servizio, come sarebbe logico. Analogamente, se esaminiamo la lentezza con cui si procede, da parte dei Trasportatori, al rinnovo del parco veicoli, si torna sempre lì, come più volte ho avuto modo di dire: alla difficoltà, per chi fa questa attività, di fare reddito, su cui l’assenza di limiti al costo minimo del trasporto pesa in maniera evidente. Come si sa, non è l’unico motivo ma certamente, la mancanza di regole penalizza fortemente chiunque voglia fare l’imprenditore in questo settore.

Tutto ciò mi porta a dire che UNATRAS dovrebbe riprendere con forza, anche nel prossimo confronto con la Viceministra Teresa Bellanova, il tema dei costi minimi che, al momento, è una enunciazione di valore politico (pertanto, da non sottovalutare, perché nessuno ce l’ha regalata), ma inutilizzabile sul piano pratico. Perciò, mi pare del tutto conseguente chiedere al Governo che questo strumento diventi effettivamente utilizzabile dai Trasportatori.

 

Sindacati: andare oltre il contratto

Dopo aver detto dell’importanza del Contratto di Lavoro, credo sia arrivato il momento di aprire con il Sindacato un confronto che vada oltre il tema contrattuale. Nella diversità degli interessi rappresentati, ci sono terreni in comune, come, ad esempio, la sicurezza, la trasparenza e la legalità. A parte gli aspetti morali, banalmente, è difficile pensare che imprese non sane possano garantire ai lavoratori le condizioni per il rispetto dei propri diritti. Notiamo, di recente, su questo argomento, aperture da parte sindacale a livello territoriale importanti, che vogliamo considerare una specie di avamposto rispetto al dibattito nazionale. Forse, qualche liturgia in meno e maggior senso pratico non guasterebbero, dall’una parte e dall’altra, per dare a certe battaglie, destinate al miglioramento complessivo dello sviluppo, la forza che solo uno schieramento così ampio può conferire.

 

Frammentazione della rappresentanza, debolezza del settore

Infine, il tema della frammentazione della rappresentanza, tornato in evidenza, in questi giorni, nella fase del rinnovo del Comitato Centrale dell’Albo degli Autotrasportatori, costituisce oggettivamente un fattore di debolezza. Evitando di entrare nel tema generale della rappresentanza e restando al nostro specifico, direi che il tempo è maturo per una riflessione che porti, perlomeno, ad una composizione del Comitato Centrale più aderente alla realtà. “In attesa della riforma che verrà”, per superare l’attuale situazione, in cui alle Associazioni vengono richiesti requisiti a volte più che discutibili, con i risultati che vediamo, di avere da 15 a 18 Associazioni, la strada più lineare potrebbe essere quella di dar voce ai Trasportatori, facendoli esprimere direttamente. Se fossimo d’accordo sul punto, trovare la soluzione tecnica non sarebbe un problema.

Come risposta al rischio di frammentazione, a me pare che l’esperienza di UNATRAS, con tutti i suoi limiti, rappresenti un buon punto di partenza. Ovviamente, potrebbe essere migliorata, anche di molto, se le Associazioni aderenti lo volessero, individuando ad esempio gli obiettivi strategici che, almeno per quel che ci riguarda, sono il rafforzamento dell’Autotrasporto all’interno dello scenario imprenditoriale nazionale. In altre parole, partendo dalla constatazione che l’Autotrasporto è uno dei figli di un dio minore dell’imprenditoria italiana, bisognerebbe lavorare per portarlo nella Serie A delle imprese.

Questo non vuol dire negare l’utilità di possibili cooperazioni con operatori logistici o intermodali né, tanto meno, negare la necessità di sinergie trai i vari soggetti della catena logistica. Facendo, però, tesoro dei limiti di alcune esperienze associative, già esistenti, che si basano su modalità di filiera, le quali mostrano spesso esiti tutt’altro che esaltanti per l’Autotrasporto che, da solo, vale oltre il 50% dell’intero sistema logistico, in termini di PIL, ma nelle decisioni associative e nelle sedi istituzionali, spesso, fa quasi da comparsa.

Aggiungo, certamente come questione non ultima per importanza, che i maggiori conflitti di interesse sono all’interno del nostro stesso mondo, principalmente tra chi fa trasporto “con i propri camion” e chi quel trasporto lo fa “con i camion degli altri”.

Formalmente, parliamo sempre di Autotrasportatori ma, in realtà, in molti casi, siamo di fronte a interessi contrapposti, vestiti con la medesima giacca, che si siedono dalla stessa parte del tavolo, mentre dovrebbero stare sui due lati opposti. Parlando di rappresentanza, la questione non mi pare un dettaglio per la reale tutela degli interessi in campo.

Si tratta di un argomento che investe l’attuale struttura dell’Autotrasporto italiano, ma che, proprio per la propria delicatezza, non può essere ulteriormente ignorato e merita di essere affrontato con la serietà necessaria.

Claudio Donati

 

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