– Editoriale –
Autotrasporto e la seconda ondata Coronavirus
Roma, 28 ottobre 2020
Sono giornate durissime, come è evidente. Siamo di fronte alla riproposizione di una pandemia da cui forse credevamo di essere fuori, ma che invece appare assai più estesa della prima ondata. Fortissime sono le preoccupazioni dei cittadini, sia di ordine sanitario che economico, con segnali di lacerazioni preoccupanti nel tessuto della nostra società, che sembra non poter reggere questo nuovo shock. I bollettini sanitari, da un lato, e le proteste delle piazze (depurate delle strumentalizzazioni politiche), dall’altro, offrono il quadro di un Paese sull’orlo di una crisi di nervi, anche per la carenza di autorevolezza in coloro che hanno la responsabilità di guidarci in questo difficile percorso. È di magra consolazione, per altro, sapere che nel resto del mondo le cose non vanno meglio.
Che cosa succede all’Autotrasporto nella nuova fase di diffusione del coronavirus? Stando ai dati dei mesi appena passati, autotrasportatori ed autisti sono categorie molto esposte al rischio contagio, per la natura stessa della loro attività, fatta di contatti continui in ambiente esterno. Sotto questo aspetto, l’enorme incremento dei contagi di queste settimane non può far stare tranquilli. Così come è facile presumere che le ultime misure restrittive varate dal Governo avranno un effetto depressivo sull’economia, con automatica ricaduta negativa anche sulle merci da trasportare. Se a tutto ciò aggiungiamo il quadro di enorme incertezza in cui l’intero Paese si ritrova, evidentemente i motivi di ottimismo si avvicinano allo zero. Vale un po’ per tutti, salvo forse per le TV e gli altri media, per i quali abbonda il materiale per lo spettacolo della paura, spesso alimentata oltre il dovuto.
Il Governo, che pure nella prima fase aveva dato complessivamente buona prova di affidabilità, sembra in balìa delle proprie contraddizioni, aiutato in questo anche dalla pletora di virologi ed esperti vari, che hanno trasformato in scontro tra tifoserie anche la materia scientifica. Ma neppure l’opposizione appare sul pezzo.
Che fare, dunque? Direi che, mai come adesso, è il momento di affidarsi al proprio senso di responsabilità, assumendo comportamenti idonei a tutelare la salute propria e degli altri, facendo così in modo di frenare il virus, che rimane l’unico presupposto di qualsiasi ipotesi di rilancio economico. Banalmente, le tre cose imparate a memoria: distanziamento, mascherina, lavaggio delle mani.
Per il resto, i Trasportatori continueranno a svolgere il proprio lavoro, con tutte le difficoltà che sappiamo, al servizio del Paese. Come sempre.
Sappiamo anche che il nostro settore non è stato colpito con la stessa durezza di altre categorie, come ad esempio, quelle che sono state chiuse dall’ultimo DPCM (bar, ristoranti, palestre, operatori turistici, cinema, teatri, etc). Anzi, a questi colleghi vogliamo esprimere la nostra vicinanza, perché anche per noi risulta inaccettabile che, per decisione dello Stato, si faccia pagare il prezzo della crisi sanitaria soltanto ad una parte dei suoi cittadini, per di più, del tutto incolpevoli (sempre con l’augurio che i provvedimenti di risarcimento varati dal Governo siano adeguati e tempestivi).
Ma, per stare al nostro specifico, noi non possiamo dimenticare che questo Governo continua ad essere gravemente inadempiente nei confronti dell’autotrasporto italiano, rispetto alle due questioni che si era impegnato a realizzare oltre un anno fa: la pubblicazione dei costi minimi di riferimento (tecnicamente: valori indicativi di riferimento dei costi di esercizio di un’impresa di autotrasporto per conto di terzi), e l’introduzione di una norma che consenta all’Autotrasportatore di essere effettivamente pagato dal proprio cliente, entro tempi certi. Cose, lo ripetiamo all’infinito, che non costano un euro.
Nonostante le promesse, ancora non abbiamo visto né l’una, né l’altra. Non conosciamo le ragioni del ritardo, e neppure ci interessa più di tanto. Quel che è certo è che questa storia non può finire a tarallucci e vino. Rischia di aprirsi un problema politico con questo Governo. Se, come qualcuno dice, ci sono pressioni delle nostre controparti imprenditoriali sul Governo, per evitare che i costi minimi vengano pubblicati, a maggior ragione, il Governo deve scegliere, assumendosi la responsabilità dei propri atti (in questo caso, non ha neppure la scusa di dover sentire qualche comitato di tecnici).
Ma, comunque, anche ammettendo che questa situazione di stallo sia dovuta solo a lungaggini burocratiche, credo che l’Autotrasporto non possa accettare di essere trattato tra le varie ed eventuali, al di là delle quotidiane assicurazioni verbali ricevute dal Governo negli ultimi sei mesi.
Claudio Donati