– Editoriale –

Amici (a loro insaputa) della sub-vezione
Si è tenuta il 31 luglio l’ultima riunione ministeriale sulla bozza di decreto legislativo che disciplinerà l’esercizio dell’attività di autotrasportatore per il prossimo futuro. Una riunione – è stato ribadito dai responsabili ministeriali – in sede tecnica. In realtà, il valore di quel tavolo non potrebbe essere più politico, visto che si stanno riscrivendo le regole per l’esercizio di questo mestiere. Per noi era chiaro da subito; adesso, con qualche ritardo, anche altri se ne stanno rendendo conto.
Pur apprezzando alcuni miglioramenti nel testo proposto, rispetto alla versione originaria, confermiamo che, per noi, ci sono tre questioni essenziali, su cui il testo attuale non coglie le esigenze di cui il settore necessita:
- l’accesso al mercato per le nuove imprese, consentito anche ai veicoli di categoria euro zero;
- l’equiparazione delle Reti di impresa ai Consorzi e Cooperative, secondo noi accettabile solo nel caso di realtà giuridiche autonome, cioè le Reti-Soggetto (escludendo le Reti-Contratto);
- la disciplina del requisito di Stabilimento che, di fatto, interviene sulla sub-vezione, limitandone l’uso, in forza di quanto stabilito dal Regolamento UE 1055/2020.
Su questi punti, vista l’impossibilità di trovare una quadra “in sede tecnica”, abbiamo chiesto un confronto a livello politico, appunto, con il Ministro Salvini, che, con ogni probabilità, ci sarà a settembre.
Vorrei soffermarmi, per il momento, sul punto relativo al requisito di “Stabilimento” (il punto 3 di cui sopra) che, a nostro parere, rappresenta un’occasione storica. La norma europea è chiara e stabilisce che l’attività di un’impresa di autotrasporto deve essere “proporzionata” al numero dei veicoli e degli addetti della stessa, consentendo l’affidamento in sub-vezione solo di una parte residuale delle sue attività. Si tratta di una grandissima opportunità per mettere ordine in un sistema, in cui è considerato normale fare l’autotrasportatore “senza avere camion”, guadagnando sui sub-vettori, compensati, a loro volta, con un po’ di assistenzialismo di Stato.
Il cambiamento prospettato è radicale e, come tale, è assai improbabile che trovi l’unanimità di consenso da parte dei soggetti coinvolti. Perché è destinato a modificare gli equilibri attuali, intervenendo sulla carne viva del conflitto di interessi tra imprese – tutte iscritte all’Albo degli Autotrasportatori, ma con ruoli di mercato differenti, se non opposti: la stragrande maggioranza sono (secondi) vettori e un piccolissimo numero (i primi vettori) sono, di fatto, committenti che danno in sub-vezione cifre enormi di trasporto (molti dei 45 miliardi di euro l’anno, fatturati dall’autotrasporto), dando vita ad un’attività imprenditoriale basata essenzialmente sull’intermediazione. Questo fenomeno, negli ultimi dieci anni, ha assunto dimensioni patologiche, e questa è l’occasione per mettere una regola. Dunque, il decisore politico, più che al consenso plebiscitario, dovrebbe condizionare la scelta all’obiettivo di innescare dinamiche utili a far uscire questo settore dal declino imprenditoriale in cui è avviluppato da anni.
Tuttavia, a prescindere da quello che farà la politica, è interessante notare i primi posizionamenti delle rappresentanze associative.
Se sono del tutto comprensibili reazioni preoccupate da parte di chi rappresenta gli interessi dei “primi vettori” (meraviglierebbe il contrario), più difficile da comprendere, almeno per il sottoscritto, è la calma piatta di chi rappresenta, tendenzialmente, i “secondi (e, spesso, anche i terzi) vettori”, che risultano, oggettivamente, i più interessati, mentre i loro rappresentanti sembrano avere occhi solo per i bonus di Stato.
E’ pur vero che il nostro mondo associativo non ha mai lesinato capolavori di ”tafazzismo”(dal raddoppio delle licenze, all’abrogazione delle tariffe a forcella, a quella dei costi minimi, senza contare i fermi proclamati per non essere fatti – ultima, la sceneggiata siciliana del 2 agosto). Ma, nonostante le vette del passato, non è da escludere qualche altra perla.
“Dopodiché,” la domanda sorniona di un trasportatore, “ci dobbiamo ancora chiedere come mai la categoria non ha fiducia nelle proprie associazioni?”.
Appuntamento alla prossima puntata, a settembre.
Con l’augurio di serenità, per tutti, in occasione della pausa ferragostana
Claudio Donati