– Editoriale –

AL LAVORO PER NON CONSENTIRE CHE LA MODERNITA’ RELEGHI L’AUTORASPORTO AL RUOLO DEL “SOMARO” DELL’ECONOMIA

AL LAVORO PER NON CONSENTIRE CHE LA MODERNITA’ RELEGHI L’AUTORASPORTO AL RUOLO DEL “SOMARO” DELL’ECONOMIA

Roma, 25 Luglio 2016

La parentesi estiva segna normalmente la scadenza del bilancio della prima metà dell’anno., un po’ per tutte le attività.

 

Se si deve stare ad alcuni dati (acquisto nuovi veicoli, traffico autostradale, attività di logistica), sembra un semestre positivo, di ripresa economica.

Se si guarda al PIL, le cose vanno meno bene.

Se, poi, si guarda alle nostre imprese, l’aria è ancora peggiore perché è vero che il lavoro, pur essendo lontano dai picchi pre-crisi , sta un po’ riprendendo; ma con cambiamenti straordinari e continui (fine del ciclo edile, calo strutturale di quello industriale, forte sviluppo del trasporto “personalizzato”, della distribuzione, dei “piccoli colli”, per non parlare dei prossimi “sfracelli” nella logistica annunciati  da Amazon).

Un trasporto che assume, quindi, la caratteristica di essere sempre più volatile, incerto e non programmabile.

A mio avviso, in questi ultimi mesi, la sensazione di una ulteriore “marginalizzazione” dell’autotrasporto, rispetto al cuore dell’economia, è cresciuta.

Appare sempre più evidente il suo stato “ancillare”, da usare – e, quindi, di cui tener conto – solo se e quando strettamente necessario: una sorta di “sotto-funzione” del sistema economico.

All’autotrasporto viene riconosciuta l’importanza, ovvia, di consentire a tutte le merci di essere prodotte, avviate a destino e consumate; ma, nello stesso tempo, gli viene negata la dimensione di “soggetto imprenditoriale”.

Tutto ciò non avviene per il disegno di qualche mente perversa; ma, semplicemente, per effetto del differenziale di forze in campo. E lì, nella vita di tutti i giorni, il nostro settore paga il prezzo della propria debolezza.

Senza contare che questo differenziale sta, a mio avviso, progressivamente aumentando.

Per questo abbiamo salutato con grande favore la decisione assunta lo scorso 22 giugno da UNATRAS, di proporre al Governo un tavolo non per discutere di risorse, ma di regole, lavorando per definire soluzioni a quattro questioni particolarmente spinose: costi di esercizio dell’autotrasporto, dumping sociale, tempi di pagamento e funzionamento del portale della regolarità.

Ci è sembrato un cambio di passo importante, sulla strada che ogni trasportatore, grande o piccolo che sia, auspica: riuscire a farsi pagare il giusto, nei tempi giusti.

Vorrei qui sottolineare come questi argomenti abbiano una coerenza, che li lega, tra loro, in quanto strumenti utili alle imprese “sane” per stare sul mercato, senza dover rincorrere chi decide di svendere la propria professionalità rincorrendo le più diverse forme di illegalità.

L’adozione di misure su questi temi prevede, tuttavia, uno Stato “schierato”, a fianco della legalità,  per fare in modo che chi non rispetta le regole debba stare fuori dal gioco (o almeno incontri qualche difficoltà in più rispetto alla certezza d’impunità di cui oggi gode).

In questa ottica, la questione del costo del personale è certamente una delle grandi questioni per un’impresa di trasporto, e il cosiddetto social dumping, vale dire l’utilizzo indiscriminato di personale estero a costi enormemente inferiori a quello stabilito dalle norme italiane, è semplicemente intollerabile, oltre che insostenibile economicamente.

 Ma sarebbe un errore fatale se, nel novero della lotta al dumping sociale, non si dovesse includere anche tutto il mare dell’illegalità nostrana (cioè, italiana) in tema di costo del lavoro:  dall’abuso del part time, alle false cooperative , all’incredibile utilizzo dei vaucher, etc.

Limitarsi alla concorrenza sleale procurata alle nostre imprese dagli “esteri”, sarebbe come guardare alla pagliuzza, anziché accorgersi della trave nell’occhio; se non altro perché il trasporto nazionale vale oltre l’80% del totale.

La stessa questione dell’accertamento della regolarità delle imprese di autotrasporto costituisce il primo passo per avere un Albo pulito, di cui facciano parte, cioè, soltanto coloro che hanno effettivamente i requisiti per poter svolgere la professione di autotrasportatore.

Questa operazione, affidata oggi al Comitato Centrale, darà risultati importanti e strutturali. Ma si deve lavorare, prima di tutto politicamente, per questo obiettivo; senza troppe contorsioni,. Perché anche attraverso la pulizia dell’Albo si elimina la concorrenza sleale effettuata da chi non sta in regola.

E, ancora, il rispetto dei tempi di pagamento, questione finalmente entrata nell’agenda del Governo (avremo un primo incontro il 28 luglio), costituisce un presupposto – direi di civiltà – per poter chiedere ad un’impresa di fare il proprio mestiere.

Non è un tema specifico, né limitato al solo autotrasporto; ma nel nostro settore è scandalosamente diffuso, basato com’è sul presupposto dell’impunità del cliente moroso, sintetizzabile in una frase non infrequente sulla bocca dei nostri clienti: “Ti pago quando lo dico io. Se non ti sta bene, fammi causa!”

Infine, il diritto di avere dei parametri  “trasparenti” del costo di esercizio dell’impresa di autotrasporto.

L’effetto della famosa sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha portato all’abrogazione dei costi minimi di esercizio, fu, come si ricorderà, una norma in cui veniva fatto obbligo allo Stato di pubblicare mensilmente i costi di esercizio dell’impresa di autotrasporto.

Il MIT pubblica ogni mese un qualcosa di cui è chiara l’inutilità; se non altro per la sua incomprensibilità, tale perfino per gli addetti ai lavori, figuriamoci per i trasportatori.

Noi pensiamo, al contrario, che occorra costruire dei parametri per i costi di esercizio (ovviamente senza valore di obbligo di legge) che siano chiari ed inappuntabili sotto il profilo tecnico e inattaccabili sotto il profilo dell’autorevolezza, affidandone il compito realizzativo ad un ente terzo, meglio se pubblico.

Si tratta di uno strumento di indubitabile utilità per l’autotrasportatore ma, soprattutto, di evidente utilità per il mercato, poiché darebbe trasparenza ad un mondo, dove pressioni inaudite quando non veri e propri ricatti, a causa della disparità di forze in campo, fanno dell’opacità il tratto quotidiano.

Una battaglia, anche questa, prima che per la tutela gli operatori, per la legalità del mercato nel suo insieme.

Su questi temi, tutt’altro che semplici e di automatica condivisione anche all’interno dell’autotrasporto, UNATRAS si è finalmente mossa. Noi vogliamo confermare il nostro pieno sostegno a questa decisione.

Dall’altro lato, abbiamo apprezzato la disponibilità che su questi temi lo stesso Sottosegretario, Sen. Simona Vicari, ha espresso, con l’apertura di un tavolo che, a settembre, dovrà entrare nel vivo.

In questo quadro, è anche apprezzabile l’indicazione di Conftrasporto, che ha previsto una giornata di studio e di approfondimento, sostanzialmente sugli stessi temi, a settembre.

Ci saremo, sperando di poter portare un contributo utile.

Il tutto senza dimenticare l’imminente discussione sulla Legge di Stabilità 2017, su cui, proprio a settembre si aprirà un confronto che, viste le esperienze precedenti, l’indebolimento della ripresa e il quadro macroeconomico che si va delineando in tutta Europa, va considerato tutt’altro che scontato.

Claudio Donati

Segretario Generale
di T.I. ASSOTIR

 

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