– Editoriale –
Abbiamo un nuovo Mostro: ”l’Autotrasporto inquinatore”!
Abbiamo un indirizzo strategico della UE, che impone ai Paesi Membri politiche che portino ad un rapido e consistente abbattimento dei gas nocivi.
Un indirizzo che, ovviamente, ci vede completamente d’accordo. E, d’altra parte, chi potrebbe volere un mondo per i nostri figli più inquinato di quanto non sia già oggi?
Infatti, penso che dobbiamo partire proprio da questo punto che, forse, sorprenderà qualcuno: l’Autotrasporto è un soggetto seriamente interessato alla lotta all’inquinamento, che avvelena il mondo, a partire dalle città e rischia di comprometterne il futuro.
Non è questa la sede per portare gli argomenti scientifici che dimostrino, sia gli enormi passi in avanti fatti dalla tecnica in materia di costruzione di autoveicoli a basso impatto ambientale, sia la rilevanza, assai più modesta di quanto le fake news pseudo-ambientaliste sostengono, dell’autotrasporto sul tema dell’inquinamento climatico.
Noi, ripeto, siamo estremamente interessati, e vogliamo essere in prima fila in questa battaglia.
Quello che non possiamo accettare, invece, è di vederci affibbiare, anche stavolta, il ruolo di capro espiatorio, sull’altare delle baruffe ecologiste che, con sempre maggiore frequenza, affollano il dibattito politico di queste settimane.
Ad esempio, quattro Regioni del Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna), a cui si è aggiunta in questi giorni la Regione Lazio, hanno firmato un Accordo con il Ministero dell’Ambiente per bloccare nei fatti l’uso dei veicoli da euro 0 ad euro 3, a partire dal 2018 (avete letto bene!), e gli euro quattro a partire dal 2019-20.
A parte la pessima impressione di essere di fronte a prescrizioni che sembrano fatte per non essere rispettate (nella peggiore tradizione “all’italiana”, somigliano molto a quei limiti di velocità di 30 km/ora su strade a quattro corsie, imposti dalle Autorità, non perché vengano rispettati, ma unicamente per cautelare se stesse da eventuali rischi, in caso di incidenti), se per caso dovessero trovare effettivamente applicazione, noi avremmo l’economia della Pianura Padana paralizzata. Perché, come tutti sanno, oltre l’80% delle merci viaggia sui camion e, aggiungo, l’economia di quell’area è il vero locomotore dell’intero sistema produttivo dal Paese.
Dovendosi, tuttavia, fare salva la buona fede, c’è da chiedersi se certi nostri politici conoscano lo stato del parco veicolare italiano che, ultimo praticamente in Europa, è costituito per il 70% da veicoli di categoria euro 3 o categorie inferiori. Su circa 4 milioni di veicoli, oltre 3 milioni rientrano nell’ambito dei veicoli a cui dovrebbe essere vietato di circolare da subito, in larghe parti del Paese.
Non possiamo qui approfondire i motivi di questa situazione, che pure sarebbe assai interessante, perché riguarda le scelte fatte negli anni, verso questo settore, dalla Politica (ed è questione che, in ogni caso non potrà essere elusa, se si vorrà affrontare il problema con la serietà che merita).
La puntuale applicazione delle norme emanate dalle suddette Regioni, in applicazione dell’accordo fatto con il Ministero dell’Ambiente, sarebbe un modo per far fermare, non i camion, ma l’economia italiana.
Per questo abbiamo chiesto ai rispettivi Governatori un incontro per ridiscutere, con senso pratico, come coniugare le ragioni dell’ambiente con quelle dell’economia: due componenti entrambe fondamentali per la vita di una società.
Al momento la Regione Piemonte si è resa disponibile ad un incontro, auspicando, giustamente, al tavolo la presenza delle altre Regioni coinvolte.
Ma c’è un altro interlocutore, che sembra procedere a fari spenti: il Governo.
Mentre il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Toninelli, e il suo Vice, Rixi, concordano sulla necessità di dare vita ad un progetto per il rinnovo del nostro parco veicolare (vedremo nella Finanziaria con quali risorse), il Ministro dell’Ambiente Costa sembra procedere a colpi di Protocolli d’intesa con le Regioni, con passo lieve e cuore ancora più leggero, per quel che ci risulta, senza aver mai sentito un trasportatore, nemmeno per sbaglio.
Magari, verrebbe da dire, in un mondo dove i mezzi di comunicazione non mancano, parlarvi tra voi, visto che fate parte dello stesso Governo?
Battute a parte, quello che voglio dire è che noi pretendiamo dalla Politica serietà, specie su temi come questi, che toccano in profondità la vita delle aziende.
Il consiglio è di non considerare l’argomento come materiale da campagna elettorale, per quanto il tentativo di farne uso è evidente. Sarebbe opportuno non abusare della nostra pazienza, perché, come tutte le cose, anche questa ha un limite.
Un appello amichevole anche ad UNATRAS perché, forse, è giunto il momento di vedere se, anche su questo tema, di cui tutti parlano, tranne i trasportatori, siamo in grado di portare un nostro comune punto di vista.
Claudio Donati