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– Editoriale –

A che gioco giochiamo?

A che gioco giochiamo?

Roma, 20 Ottobre 2023

È la domanda da rivolgere a tutti quelli che chiedono – a parole – “Regole”, a iniziare dalle Associazioni degli Autotrasportatori. Ma, ovviamente, è la politica e, in prima battuta, il Governo che ci deve una risposta.

Provo a spiegarmi meglio. Giovedì 12 ottobre, nell’incontro del Viceministro Rixi con le Associazioni dell’Autotrasporto, accanto al suo lodevole sforzo nel reperimento delle risorse economiche che erano state sottratte al nostro settore, oltre ad ulteriori impegni per far fronte ad eventuali rincari del gasolio, abbiamo scoperto – e solo dopo nostra specifica richiesta – che lo schema di decreto legislativo, contenente la nuova disciplina della Professione di Autotrasportatore, è stato azzerato nella sua parte normativa.

Le nuove regole europee, di cui il citato provvedimento costituisce il recepimento, stabiliscono che “un’Impresa di Autotrasporto – diversamente da quanto avviene oggi – deve avere un numero di veicoli e di addetti proporzionato all’attività di trasporto svolta dalla medesima”. Abbiamo, dunque, avuto la sorpresa di scoprire che la delega della Commissione Europea allo Stato italiano era scaduta.

E dunque? Abbiamo chiesto. Ci è stato risposto che bisognerà chiedere di nuovo e aspettare. Come dire campa cavallo che l’erba cresce…

Per dare un’idea del peso della cosa, diciamo che questa norma pone fine a quelle situazioni – oggi assai diffuse e perfettamente legali – per cui uno che è iscritto come trasportatore con un solo veicolo può stipulare contratti di trasporto per importi illimitati, di decine o centinaia di milioni di euro che, ovviamente, poi gira ai “padroncini”. La nuova norma interviene sulla sub-vezione, limitandola in maniera consistente, riportandola ad una dimensione ragionevole. Il suo valore è di alcuni miliardi di euro, che andrebbero a favore di chi esegue effettivamente il trasporto, sottraendoli a quell’intermediazione, che è causa primaria delle difficoltà di chi fa il trasportatore.

Che questo potesse aprire un conflitto tra interessi diversi all’interno dell’autotrasporto era pacifico da un pezzo. Pertanto, la storiellina della delega scaduta, come lo studentello a cui muore la nonna per la quarta volta nel trimestre, è inaccettabile. Essendo inutilmente trascorsi 18 mesi per adempiere, senza che il governo attuale, né quello precedente, si siano mossi, è difficile credere che si sia trattato di un caso di “mala burocrazia”. Tra l’altro, quasi tutte le associazioni presenti al tavolo con il loro silenzio hanno manifestato il loro assenso. Cosa che, se è comprensibile per chi rappresenta i Big (o “primi vettori”), rimane inconcepibile, se si pensa a chi rappresenta “i piccoli”, proprio coloro che più di tutti stanno sotto le grinfie dei “primi” (quando non anche dei “secondi”) vettori.

Di questa che è la prima e fondamentale regola per ridare una prospettiva al settore, si è deciso l’affossamento. Soddisfatti i rappresentanti, non so se altrettanto i rispettivi rappresentati.

In ogni caso, se qualcuno pensa che così la partita sia chiusa, si sbaglia di grosso.

Noi chiediamo al Governo chiarezza: se questa è la scelta, avrà pure il consenso dei “padroni” di questo mercato e, forse anche, di una parte del mondo associativo ma, certamente, non dei trasportatori né, tanto meno, per quel che può valere, il nostro.

Senza contare il rischio, per il Governo italiano, della procedura di infrazione da parte della UE. Proprio quello che, lodevolmente, lo stesso Governo ha chiesto contro l’Austria per la vicenda del Brennero.

Siamo di fronte ad una pagina importante per la storia dell’Autotrasporto italiano. Faremo di tutto per evitare che diventi l’ennesima pagina nera. E, di certo, non saremo tra coloro che la firmeranno.

Claudio Donati

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