22 Luglio 2022
Roma, 22 luglio 2022
Il 25 settembre si andrà al voto per il rinnovo del Parlamento. Sul come si è arrivati a questo epilogo, il tam-tam mediatico ne fa resoconti più o meno attendibili, spesso aiutando la confusione. Tuttavia, prima di tornare alle questioni specifiche che riguardano più da vicino il nostro mondo, proviamo a cercare di capire meglio quel che è successo: un esercizio che può tornare utile a orientarci sul da farsi.
Il Governo Draghi – che non è stato mai in possesso di bacchette magiche e, come tale non è stato protagonista di miracoli, ma di fatti, importanti, ma terreni – è nato come certificazione dell’inadeguatezza della Politica che, giunta sull’orlo del baratro, ebbe un apprezzabile sussulto di umiltà, e accettò di mettere momentaneamente da parte le battaglie di parte (appunto, “partitiche”), per concentrare l’attività sulle emergenze del Paese: pandemia, PNNR, riforme (giustizia, fisco, etc), a cui si è aggiunta, strada facendo, la guerra in Ucraina.
La fine dello stesso Governo è avvenuta per ragioni esattamente opposte: la rivincita del nanismo politico di gran parte della nostra classe dirigente, che in maniera abbastanza trasversale, si è rivelata non all’altezza di una situazione complicatissima, che richiede, più che la ricerca del consenso – sempre importante in democrazia – il coraggio delle scelte impegnative. Insomma, il vizio di lisciare il pelo (a settori, categorie e corporazioni varie), piuttosto che dire la verità, è il dato saliente che ha portato “il Palazzo” a far fuori una personalità apprezzata e stimata in tutto il mondo occidentale e, non a caso, considerata un problema da Putin e soci che, per tutto ciò, oggi se la ridono.
Per i protagonisti di questo capolavoro si tratta di convincerci che un autogol può costituire un vantaggio per la squadra che lo subisce.
Considerazioni, per quanto del tutto person…